TRAVELCHIPS IN MADAGASCAR: Diario di Viaggio – DAY 2, bloccati nel deserto!

Giornata del primo trasferimento. Da Nosy Be abbiamo raggiunto in barca il porto di Ankify, così siamo approdati sulla Grande Terre, ovvero sulla più grande isola che compone il Madagascar (quello che per tutti noi è il Madagascar vero e proprio).

Da qui in poi ne sono successe di tutti i colori!

Con un fuori strada siamo partiti alla volta di Diego Suarez, anche chiamata Antsiranana, la più grande città del nord del Madagascar. La distanza da coprire era di appena 270 km, peccato che in Madagascar le distanze (misurate in km) sono mooooolto relative, in quando le condizioni delle strade variano da pessime a più che pessime. In pratica per raggiungere una qualsiasi città, esiste una sola strada, non c’è possibilità di scelta, e se dovesse capitare che un ponte su quella strada crolli (ci è capitato), FINE, quel posto diventa irraggiungibile finché il ponte non viene riparato.

Nello specifico per raggiungere Diego Suarez partendo da Ankify dovevamo percorrere la SS6, una delle strade peggiori di tutta l’isola. La SS6 risale ad oltre 60 anni fa e da allora non è mai stata fatta alcun tipo di manutenzione.

Risultato: buche profonde metri e larghe di più (veri e propri crateri grandi come camion), asfalto sbriciolato ovunque, ponti traballanti… qualcosa che non si riesce ad immaginare se non lo si vede! Dunque per percorrere questi 270 km, se qui in Italia ci avremmo messo 2 ore e mezza, li era previsto ne avremmo impiegate 9… MAGARI FOSSERO STATE SOLO 9 ORE!

Ancora ignari di ciò che sarebbe accaduto, ci mettiamo in marcia; fino a pranzo tutto liscio, passiamo attraverso villaggi, piantagioni, coltivazioni di riso ed allevamenti. Ogni villaggio era più povero di quello precedente, più ci addentravamo nel deserto più vedevamo negli occhi della gente le difficoltà che dovevano quotidianamente affrontare.

A pranzo ci siamo fermati in un ristorante locale lungo la strada, chiamato Chez Aurelien, dove abbiamo ordinato antipasto di riso e verdure (il riso sarà una costante di questo viaggio, i malgasci ne fanno un consumo spropositato), a seguire pollo al curry, carne di zebù grigliata, granchio in salsa di pomodoro e dessert: tutto davvero ottimo e molto particolare.

Decidiamo così di rimetterci in marcia, consapevoli di essere a metà percorso. Dopo un’oretta o poco più, Alberto si è però accorto che dal cofano usciva del fumo bianco! In effetti la spia del motore gialla accesa da ore e il contatore dell’acqua a zero, forse avrebbero dovuto essere presi un po’ più sul serio come campanelli d’allarme. Subito abbiamo accostato, nel bel mezzo del nulla, sotto il sole delle 3 del pomeriggio in Africa. L’autista e la guida Carlo come primo tentativo hanno subito provato ad aggiungere acqua per refrigerare il motore, ma SORPRESA: IL SERBATOIO ERA BUCATO!

Da lì in avanti è incalcolabile il numero di macchine che si è fermato per aiutare, per prestare un cacciavite, per dare un consiglio. Poteva essere un vero e proprio disastro, invece l’enorme umanità e disponibilità di questo popolo ci ha letteralmente salvati.

Dopo DUE ORE di tentativi, in qualche modo (scotch e un sacchetto di plastica nello specifico ahah) il tubicino forato è stato rattoppato. Mancavano ancora 90 km a Diego Suarez (4 ore circa), eravamo stanchi, impolverati ed affaticati, ma la simpatia di Carlo è stata provvidenziale: aneddoti sul suo paese, storie buffe, barzellette, canzoni ci hanno accompagnati (quasi) fino a destinazione. Eh si, perché a 16 km dall’arrivo il fuori strada ha nuovamente deciso di abbandonarci. Peccato che ormai erano le 18, e si da il caso che il Madagascar sia vicinissimo all’equatore, quindi ci sono 12 ore di sole e 12 di buio… e alle 18 è già notte fonda da un’ora (chiaramente l’illuminazione sulle strade è completamente inesistente).

Fortunatamente dopo poco tutto è tornato a funzionare, almeno per permetterci di arrivare al Grand Hotel di Diego Suarez, in cui avremmo dormito per le successive due notti.

Morale della storia, per percorrere questi fatidici 270 km ci abbiamo messo la bellezza di 12 ore! Ma siamo entrambi d’accordo che sia stata un’avventura fuori dal comune, indimenticabile ed adrenalinica!

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