TRAVELCHIPS IN MADAGASCAR: Diario di Viaggio – DAY 6, la foresta pluviale tropicale!

Svegliarsi all’alba, aprire gli occhi e trovarsi davanti lo spettacolo della foresta pluviale, con i canti degli animali e lo scroscio delle cascate, vi giuro non lo dimenticherò mai! In fretta ci siamo lavati e preparati per recarci alla colazione, già eccitatissimi per la giornata che ci aspettava.

L’ingresso del Parco Nazionale di Ranomafana era poco distante dall’hotel, lì ci attendeva la guida del parco ed il suo fido aiutante, un ragazzo che sapeva riprodurre perfettamente i versi dei lemuri e degli uccelli della foresta, quindi il suo compito era quello di attirare quanti più animali possibili per farceli vedere e fotografare (eh si, tutto questo ovviamente lo aveva organizzato il fantastico Carlo, l’uomo dalle mille risorse). Non appena ci siamo addentrati nel fitto della foresta, io mi sono sentita pervadere da una sensazione di pace e armonia (chi mi conosce sa quanto sono agitata e nevrotica, dunque può capire quanto questa sia una cosa rara e quanto questo posto sia magico): le cascate che ci circondavano, gli alberi altissimi che quasi oscuravano il sole, le foglie che gocciolavano per la rugiada che vi si era depositata durante la notte, i lemuri che ci saltavano sopra le teste… una sensazione indescrivibile, uno dei posti più magici che io abbia mai visitato! Grazie a Celestino (l’esperto “richiamatore” di animali selvatici ahah) abbiamo visto da una distanza molto ravvicinata moltissime specie di lemuri, uccellini, ma anche gechi e rane.

Va detto che nonostante TUTTI ci avessero raccomandato di portarci delle scarpe impermeabili perché nella foresta pluviale il tasso di umidità è altissimo e piove continuamente, io e Alberto (che di ascoltare i consigli degli altri non ci pensiamo proprio, perché siamo furbi) avevamo entrambi indossato delle sneakers in tela. Quindi ero già pronta ad inzupparmi completamente e a dover buttare via un paio di scarpe nuove… ma ricordatevi sempre che se al mondo esiste una persona fortunata, quella sono io, e quindi GRAZIE A ME (modestamente) abbiamo visitato il Parco di Ranomafana nell’unico giorno dell’anno in cui il sole ha battuto fortissimo e non è venuta giù neanche una goccia di pioggia ahah!

Questo però ha comportato temperature altissime, zanzare a gogo, umidità al 250%… e provate voi a stare dietro ad una come me, che quando è euforica salta come un grillo e si avventura fuori dai percorsi tracciati per inseguire qualche animaletto! Morale della storia, a fine percorso il povero Alberto era in un bagno di sudore ahah.

In definitiva, per gli amanti della natura come me questa foresta è assolutamente da visitare almeno una volta nella vita, ve lo assicuro!

Finito il nostro tour, ci siamo rimessi in marcia, anche quel giorno dovevamo macinare i nostri 365 km quotidiani! Siamo passati per Fianarantsoa, dove Carlo ha acquistato e ci ha fatto assaggiare un frutto mai sentito prima, il Pokanel; abbiamo poi proseguito verso Ambalavao dove abbiamo visitato i laboratori della seta e della carta, per poi dirigerci verso la Riserva Anja, dove avremmo visto ancora altri lemuri e poi pranzato.

Finito il pranzo a base di riso e zebù (ormai era la nostra dieta fissa ahah), ci siamo subito rimessi in moto, mancavano ancora 250 km alla nostra destinazione! Mentre attraversavamo i diversi villaggi (Ihosy, Ihorombe ed in ultimo Ranohira), Carlo ne ha approfittato per raccontarci tante usanze e caratteristiche delle diverse culture che compongono il Madagascar. Ad esempio nella zona in cui ci trovavamo vi era l’etnia dei Bara, che ha delle usanze e caratteristiche davvero “particolari”, che vale la pena di raccontarvi! Gli uomini di questa etnia sono innanzitutto poligami, ma la cosa che più mi ha stupita è che se non sono mai stati in galera o se non hanno mai compiuto un furto non sono meritevoli di sposarsi e di essere considerati veri maschi! In pratica più sei un delinquente più donne puoi avere ahah!

Poco prima di arrivare all’hotel in cui avremmo cenato e dormito, abbiamo attraversato il “deserto malgascio”: una landa infinita di terra brulla, con questa strada dritta che lo attraversa fino a perdersi nell’orizzonte. Uno scenario davvero suggestivo, un percorso di 45 km che mi è sembrato infinito del momento che il panorama non cambiava mai!

Una volta arrivati all’Hotel Orchidee siamo crollati come due bambini, tante emozioni e tanta fatica ci avevano accompagnati durante la giornata, ma sono certa che certe sensazioni non le dimenticherò mai!

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