TRAVELCHIPS IN MADAGASCAR: Diario di Viaggio – DAY 1

I voli di 10 ore non sono mai uno spasso, ma se sei fortunato (come nel nostro caso) ti capita di viaggiare di notte, e dunque puoi sperare di dormire un po e passarti così qualche ora. Siamo partiti da Milano Malpensa alle 20.05 puntuali, compagnia aerea Meridiana. Il volo è stato tutto sommato tranquillo, ma decisamente noioso dato che appena saliti la voce del comandante ci ha informati che non sarebbe stato proiettato alcun film durante il volo (e così ci siamo sorbiti per tutto il tempo la mappa con l’aeroplanino che avanzava piano piano ahah).

Arrivati a Nosy Be tutte le fatiche del viaggio sono state cancellate dallo spettacolo davanti cui ci siamo trovati: sembrava di essere su un altro pianeta, l’aeroporto era completamente immerso nella natura selvaggia. Il terminal assomigliava più ad una abitazione locale, tutto il legno, neanche un PC, ambiente minuscolo, ma abbastanza funzionale.
Passati i mille controlli, pagato il visto per entrare nel paese (per una permanenza fino a 30 giorni, 25€ a testa), schivate le tante guardie che senza un motivo chiaro ti si avvicinavano per chiedere “la mancia”, abbiamo finalmente incontrato Carlo, la guida che ci avrebbe accompagnato (e viziato) per i successivi 15 giorni. Nel corso di questo diario di viaggio avrò più volte modo di raccontare quanto Carlo sia stato un vero e proprio angelo custode per noi venturieri, di una professionalità e serietà indescrivibili, sempre con il sorriso e la serenità che sapeva trasmetterci anche quando le fatiche della giornata ci buttavano giù (come diceva sempre lui “tsiky tsiky lava”, ovvero sorridi sempre). Insieme a Carlo ci aspettavano fuori dal terminal anche Angelo (guida locale specializzata per l’isola di Nosy Be) e l’autista del mini van.

Ci siamo così avviati verso il primo dei tanti resort/hotel in cui avremmo pernottato, l’Anjamarango Beach Resort, completamente immerso nella natura, composto da tanti bungalow con vista mare, tutti in legno, decisamente romantico. Per quanto mi riguarda un solo lato negativo, ma davvero importante: NON C’ERA ACQUA CALDA NELLA DOCCIA! Alberto inizialmente ha fatto il temerario, ma la doccia fredda dopo una giornata ad abbrustolirsi non è molto simpatica, dunque abbiamo subito ovviato chiedendo che ci venisse scaldata dell’acqua apposta per lavarci ahah.

 

In fretta e furia ci siamo così lavati e cambiati, perché il nostro tour doveva cominciare, prima tappa Nosy Komba.

Nosy Komba è anche conosciuta come l’isola dei lemuri, è infatti abitata da tante razze di questi simpatici animaletti, ormai abituati al contatto con gli umani quindi molto socievoli. Nel percorso che abbiamo seguito per arrivare agli alberi in cui queste scimmiette abitano, siamo passati tra tantissime capanne e casette in cui vivono intere famiglie, che grazie ai turisti che acquistano qualche loro lavoretto riescono a mantenersi e vivere.
Arrivati nella foresta, io che impazzisco per gli animali, mi sono subito offerta per nutrire e coccolare i lemuri. Non appena ho sventolato una banana vicino ad un ramo, sono stata “assalita” da questa buffa bestiolina che ha iniziato a scalarmi, prima le braccia, poi ha deciso che si voleva assestare sulla mia testa, e ha iniziato così a masticare rumorosamente vicino all’orecchio (cosa che normalmente mi manda in bestia, ma quando a farlo è un tale batuffolo mi sciolgo). Non contenta dopo aver giocato con i lemuri, è stato il turno delle tartarughe giganti di terra, rettili di 200 e più anni che si facevano fuori le banane che gli davo in pochi secondi.


In quel momento, immersa in una realtà così lontana dalla mia quotidianità, mi sono soffermata a pensare a come deve essere vivere in un luogo del genere: i miei ritmi serrati quando sono in Italia, tra università, esami, tesi, colloqui, scadenze, paragonati alla vita in un luogo così magico, dove il motto è “mora mora” (ovvero piano piano), immersi nella natura, mi ha fatto pensare a come forse a volte sarebbe salutare per tutti prendere esempio da loro e fermarsi un attimo a respirare, per davvero.

Da Nosy Komba ci siamo poi spostati in barca verso Nosy Tanikely, isoletta che è un parco nazionale marino e area marina protetta. Per intenderci, per chi avesse visto quel capolavoro che è Lost, sembrava di essere proprio sul set del famoso telefilm! Vegetazione rigogliosa, acqua cristallina, completamente deserta. Dopo un picnic luculliano a base di riso pesce e carne grigliati per noi al momento (avevamo anche la cuoca per questa gita) abbiamo fatto una nuotata in questo fantastico mare, purtroppo incontrando pochi pesci.


Tornati al resort dopo un viaggio in barca abbastanza movimentato (mare mosso e barca veloce sono una brutta accoppiata per la schiena, fidatevi), il relax è continuato in piscina con il tramonto che infuocava il cielo e l’arietta fresca che facevano da cornice perfetta ad una giornata perfetta.

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